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La nostra proposta & le scuole

Abbiamo rivolto, come l'anno scorso, la nostra proposta per carnevale alle scuole di qui intorno, perché è pure dalla riflessione sulla scuola che è nato il nostro gruppo e il nostro impegno. Pensiamo a quello che dovrebbe essere la scuola e a ciò che invece purtroppo non è: un luogo dove la cultura si potrebbe produrre invece che cristallizzarsi e isterilirsi, dove soprattutto la capacità del popolo, nella sua parte più creativa e ancora vergine, i bambini, (ci riferiamo alla scuola dell'obbligo) potrebbero essere stimolate alla creazione e potrebbe avere spazio l'esercizio della fantasia, e un sano atteggiamento critico riguardo alla cultura della società, selezionando il buono, da perpetuare e sviluppare, e il cattivo, da combattere.

L'anno scorso si era stabilita una collaborazione con alcune classi della scuola media statale "Virgilio III" e con loro, nelle ore di attività integrative, si sviluppò un laboratorio che produsse bellissime maschere di cartapesta.

Pensavamo che, come alla quarta scuola media di Afragola, la bella esperienza dell'anno scorso potesse ripetersi e diventare, col tempo, tradizione.
Invece con la "Virgilio III" quest'anno non c'è stato accordo sul carnevale: la collaborazione alle attività integrative si è svolta con altri obiettivi e forse si riuscirà a realizzare, tra l'altro, un grande murale sul muro di cinta.

C'è stato l'avvio di un lavoro-collaborazione con la scuola materna del 64° circolo didattico, ma anche questo non è andato avanti.

Quando eravamo piuttosto scettici sulla risposta delle scuole, è arrivata, a una settimana dal 4 marzo, la disponibilità del 58° circolo a lavorare insieme.

La cosa ci ha fatto molto piacere perché era quello che volevamo, ma abbiamo alcune critiche da fare, o se si preferisce, alcune riflessioni conclusive, che ci pare necessario scrivere qui affinché siano di aiuto per un auspicabile rinnovo dell'esperienza.

1. Mentre il consiglio di circolo accettava la nostra proposta, accettava pure di ospitare nella palestra-teatro della scuola la manifestazione conclusiva del "carnevalino" organizzato dalla "Libertas"!
Questo significa che la scuola non sa scegliere fra una proposta didatticamente sensata e significativa e il prestarsi allo sfruttamento dei bambini al servizio del consumismo, o che piuttosto che scegliere fra il bene e il male si mantiene agnostica, indifferente.
Ambedue fatti gravissimi.
Adesso chi si affaccia in direzione vade in bella mostra su un armadio una fiammante coppa con la targhetta: "La Libertas alla direzione del 58° circolo per ringraziamento della partecipazione al carnevalino 1984!"
 
2. Fra il consiglio di circolo del 17 febbraio e la circolare che informava gli insegnanti della possibilità di progettare e organizzare laboratori con il GRIDAS è passata una settimana, riducendo il tempo utile per fare un lavoro produttivo e dimostrando ancora una volta lo scarso entusiasmo con cui la cosa era vista dalla direzione.

3. Finalmente, il 25 febbraio, si viene a sapere che quattordici classi hanno accettato la nostra proposta: ormai al 4 marzo manca una settimana e non è possibile seguirle tutte. Lavorando per l'intero orario quotidianamente si è riusciti a seguire quattro classi e mezza.

4. Gli insegnanti sono stati molto disponibili, i bambini entusiasti.
Si è lavorato con le mani, stimolando la fantasia.
Per risparmiare: non c'erano soldi e si sono usati materiali poveri: fustini di detersivo, scatoli di cartone ondulato, stoffe usate, ombrelli vecchi, filo di ferro, carta, cartoncino, colla e colori.
Si è delineato un intervento diverso in ogni classe: una quinta ha fabbricato un missile, come simbolo negativo, e un girasole come simbolo positivo, da portare al corteo su mazze di legno (poi sostituite da stecche di tapparella perché non c'erano soldi per il legno) per farli "volare". Le dimensioni erano tali da renderli ben visibili per strada: un metro e mezzo di diametro.
Si sono fabbricate pure maschere di cartoncino dipinto, studiando opportuni tagli ed incollaggi che permettessero di ottenere superfici non piatte ma adattabili ai volti.

In un'altra quinta si sono raccolti pezzi di stoffa usata, dei più vari colori, per fabbricare un bruco in cui entrasse tutta la classe, o quasi. Si è prodotto un tubo di stoffa colorata lungo una quindicina di metri e la testa si è fatta con due ombrelli vecchi, dipinti a simulare due grandi occhi e cuciti con la stoffa dipinta a denti e a strisce per fare la faccia. Per non far scendere troppo la stoffa lungo le spalle si sono fatti degli spessori di cartone ondulato arrotolato da sospendere con lo spago alle spalle dei ragazzi, le cui teste fuoriuscivano dalla stoffa ed erano coperte da cappellini e maschere a fiore fatte e dipinte con cartoncino sagomato, tagliato e incollato.

In una quarta si sono prodotte maschere di cartapesta (carta di giornale e colla) su strutture di filo di ferro, dipinte poi con pittura lavabile, e maschere di scatole di cartone (la testa a televisore) e altre con fustini di detersivo dipinti, oltre a quelle di cartoncino.

Nell'altra quarta si sono prodotte maschere di stoffa dipinta, oltre a quelle fatte con i fustini di detersivo e il cartone  ecartoncino, e ci si è imbarcati nella fabbricazione di vestiti-maschere di pere o altri frutti della terra, con stoffe e armature di filo di ferro.
I ragazzi hanno partecipato tutti con entusiasmo.
Quelli più "difficili" o vivaci, o meno interessati in genere, si sono per una volta entusiasmati e sono venuti a scuola con piacere.
Si è lavorato intensamente per una intera settimana, ad attività inconsuete, l'invenzione e la modellatura di forme, la realizzazione dei progeti, l'uso della pittura, la sperimentazione della vita che esce da materiali poveri o di scarto, considerati in genere da buttar via, i fustini, le scatole da imballaggio, i vestiti vecchi.

Si sono inventate delle canzoni.

Si è, per una volta, aperta la scuola di domenica e si è realizzato un rapporto tra la scuola e il rione, con la partecipazione dei ragazzi di cinque classi e di molti genitori e un bel corteo mascherato e coloratissimo che dal centro sociale, alla scuola, al quadrivio Arzano, ha raggiunto il municipio di Secondigliano ed è tornato all'Ina Casa, con viva partecipazione di tutti: si sono perfino interrotte le partite di pallone, lungo il percorso, per guardare le maschere.

5. Come ha reagito "la scuola" a tutto questo?
Per una valutazione dell'utilità didattica del laboratorio va fatto notare che, a parte l'entusiasmo dei ragazzi, di cui si è già detto, e che è a nostro parere molto importante per fare della scuola nella coscienza degli alunni un luogo di cultura viva, e non un carcere, ci sono altre considerazioni da fare, molto di rilievo.
Se ci fosse stata un po' di buona volontà da parte della direzione si poteva organizzare, a parte, per esempio negli scantinati abbandonati, un laboratorio stabile di cartapesta e pittura, e così si sarebbero potuti lasciare là gli oggetti ad asciugare, senza preoccuparsi di "non sporcare" per evitare critiche e fastidi ai bidelli e agli insegnanti dell'altro turno, finendo col lavorare più serenamente.
Nonostante tutto, però, questa esperienza dimostra che è possibile fare attività manuali nella scuola così come è senza rimandare sempre a "quando si farà il tempo pieno" (quando?) o a "quando sarà liberato il plesso occupato" (quando?) la realizzazione delle proposte di attività creative.
C'è stato un impatto dei ragazzi con l'esercizio della manualità e con le regole della fantasia.

Quanto alla manualità: è fondamentale avere sperimentato che il lavoro manuale (l'uso delle pinze per il fil di ferro, l'uso dell'ago e del cotone, l'uso del pennello e del colore) ha una sua dignità e delle regole che vanno apprese, né più né meno che le regole dello scrivere e del leggere e del far di conto, e non possono improvvisarsi.
Esigono anch'esse applicazione, e questo restituisce dignità e rispetto al lavoro manuale.
Sarebbe bene che uno spazio vi fosse destinato stabilmente, affinché questo esercizio casuale diventi invece apprendimento e appropriazione di una tecnica, che è tecnica espressiva e quindi creativa e produttrice di cultura.

Riguardo alla fantasia e alle sue "regole" si è potuto sperimentare come dal "niente" si possano produrre forme e oggetti e questa è educazione all'immagine e avvio a un discorso critico e formativo, ma anche stimolo creativo, anch'esso produttore di cultura, ove le forme siano inventate e non solo copiate, con in più la sottile dialettica, inerente alla fabbricazione delle maschere, fra ciò che si può togliere e ciò che si può aggiungere o modificare perché un volto o una forma sia significante e sia ancora riconoscibile e stimolante.

L'esperienza si è conclusa con un discorso critico sulle cose fatte, raccogliendo le reazioni e le impressioni dei ragazzi e parlando classe per classe, in occasione della proiezione di diapositive del corteo, a cura del GRIDAS.

Non possiamo concludere senza ringraziare i maestri: Vanda Simeone, Salvatore Tofano, Cristina Angelone e Anna Maria Senia e tutti gli altri, le cui aspettative non abbiamo potuto soddisfare per mancanza di tempo, per avere accettato la nostra proposta e avere permesso ai bambini e a noi di realizzare questo entusiasmante esperimento che fa ben sperare per una scuola come una società civile si merita.