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La cultura, una storia infinita

28 settembre - 6 ottobre 1985.
Napoli, Scampìa, scuola media “Virgilio III”: murale “La cultura come storia infinita”, con sette classi della scuola, sul tema “lo sport, la natura, la fiaba”, per iniziativa del distretto scolastico.
Rovinato dalle intemperie.

Successivamente si è proceduto a realizzare un altro mural sul resto del muro: "Ipotesi di una società pacifica"


Il 6 luglio 2020 inizia un "disvelamento" del mural sotto la guida del pittore Gaetano Picillo con i volontari della rete Pangea.

Testo illustrativo

UNA STORIA INFINITA

Il murale alla III scuola media statale "Virgilio" di Napoli nasce da una proposta del GRIDAS al consiglio di istituto, da esso approvata, tre anni fa, e poi patrocinata finalmente dal 45° distretto scolastico l'anno scorso.

SCOPI

Gli scopi dell'iniziativa sono molteplici.
Il più immediato è il tentativo di demolire l'immagine repressivo-carceraria del recinto del complesso scolastico, che ospita il decimo circolo didattico (scuola elementare e asilo), la III scuola media "Virgilio" (tutte le scuole medie del rione sono intitolate al poeta latino) e il 45° distretto scolastico in una serie di "aule mobili", una muraglia di cemento armato alta circa tre metri, sormonata da una robusta inferriata, molto più simile ai bastioni di un complesso carcerario che a una sede di attività culturali e di vita liberamente associata.
Un'immagine non sempre corrisponde alla realtà più genuina e non può certo da sola esaurire la verità, ma che almeno l'immagine della cultura sia un'immagine viva e non mortifera ci pare una giusta aspirazione.

Un altro scopo è la necessità di rispondere in qualche modo alle continue violenze e gli attentati di cui la scuola è vittima e da cui il muro di cemento armato costituisce una inadeguata difesa. Atti di teppismo, ripetuti furti con scasso, atti di vandalismo, tentativi di incendio, a nostro avviso rivelano una situazione di disagio che fa avvertire come la scuola sia sostanzialmente considerata per lo meno estranea se non nemica dagli abitanti o almeno da una parte di essi. Invece di invocare una più efficace protezione poliziesca, per imporre una presenza senza rimuovere le cause del disagio ci pare più giusto fare qualcosa per far capire che la scuola vuole essere dalla parte dei cittadini e un aiuto per essi, un luogo dove il disagio viene analizzato e curato piuttosto che determinato: di qui la necessità di un messaggio, di una comunicazione costante fra scuola e ambiente, che sia indirizzo, scelta, vocazione dell'istituzione nell'ambiente.

Questo non solo come discorso programmatico, ma come prassi: allora i ragazzi che dipingono il muro della scuola testimoniano e prendono coscienza che la scuola è patrimonio di tutti e come tale è affidata alla cura di ciascuno ed è ben risaputo che se anche molti valori sembrano crollare nella società attuale, non viene certo messo in discussione il diritto sacrosanto di difendere la proprietà privata: se si capisse che il bene pubblico è proprietà privata di ciascuno, forse qualcosa cambierebbe.

In un panorama di disumanità e alienazione qual è quello prodotto dal paesaggio squallido progettato e attuato nella 167 di Secondigliano (strade smisurate, palazzoni ad uso di muraglie immani, e a sera luci desolate e spettrali sul deserto) funzione della scuola è recuperare i valori umani a partire dal senso stesso del lavoro, dei contenuti che tramanda, degli insegnamenti che impartisce. Troppo spesso essi perdono di senso per scarsa aderenza alla realtà.

Cominciamo allora a far sperimentare ai ragazzi che l'educazione artistica concerne un mezzo di comunicazione libero ed efficace fra gli uomini, quello per immagini, che anche se spesso usato a sproposito, strumentale o goffo, grottesco o volgare, ha in sé una forte carica di suggestione ed è pertanto uno dei più immediati. Se i ragazzi stessi si fanno creatori di immagini ne ricaveranno una emozione intensa, una soddisfazione e un entusiasmo non passeggeri.

Si tratta di esercitare il pensiero liberamente, di liberare la fantasia, di collaborare a realizzare un disegno comune, sperimentando così una quantità di valori umani che arricchiranno i ragazzi per primi, oltre che tutti i passanti, l'ambiente circostante.

Gli alunni della scuola invece che vasi da riempire divengono PRODUTTORI DI CULTURA.
La società è invitata a prendere coscienza della presenza e dell'importanza dell'azione della scuola nel suo seno, venendo sollecitata così a riscoprire il continuo scambio fra ambiente e scuola, e stimolata a scegliere e a realizzare la sua missione educatrice. Ogni adulto è richiamato alle sue responsabilità di educatore, invece di insterilirsi nelle perenni lamentele contro le nuove deludenti generazioni: figli di chi?
Questi contenuti ci pare siano stati accettati dal 45° distretto, come li aveva condivisi il consiglio di istituto della "Virgilio III" inducendolo ad approvare l'iniziativa.

IL TEMA

Il tema da noi proposto era l'illustrazione della poesia di B. Brecht "Domande di un lettore operaio alla storia" proprio perché ci pareva emblematicamente significativa della missione della cultura nell'ambiente, perché poneva le basi di una crescita della coscienza civile a partire da un interrogarsi da parte di chi sta in basso sul senso della storia "fatta dai grandi".

Il tema è stato rifiutato perché ritenuto "troppo politico" e ci è stato proposto il tema "La natura, lo sport, la fiaba".
Ma qui forse non ci si è intesi bene perché "politico" a parere nostro è proprio il fatto che i ragazzi dipingano il muro della scuola, a prescindere dal tema, a parte il fatto che ci fa paura pensare che ci possa essere chi voglia tenere lontani i ragazzi dal "fare" la storia, preferendo che chiudano gli occhi sulle responsabilità dei potenti invece di aprirli interrogandosi su tutto! (e non è questo il senso del fare cultura?)

Comunque ai ragazzi è stato chiesto di proporre per immagini le loro idee sul tema scelto, chiarendo che la natura andava intesa come ambiente ideale dell'uomo e patrimonio di risorse disponibili per tutti e da difendere e da non sprecare, che lo sport andava inteso come espansione delle potenzialità fisiche dell'uomo e riconquista di un rapporto ideale con la natura e non certo come mera competitività, che la fiaba concerneva più un tipo di libertà del pensiero da tradurre in libertà di immagini che una mera rievocazione di favole o personaggi di favole. Ad alcuni alunni, dieci classi, sono state proposte immagini, in diapositive, di altri murales del GRIDAS, affinché si facessero un'idea dell'effetto finale del dipingere sul muro.

I disegni raccolti sono stati coordinati in un progetto unitario e si è arrivati alla realizzazione sul muro del progetto. Per esigenze pratiche le classi che avrebbero materialmente realizzato l'opera sono state sorteggiate e si è arrivati così alla scelta di sette classi per sette giorni, una classe al giorno, cinque terze e due seconde a tempo prolungato, ma è chiaro che i ragazzi-operatori così scelti non erano certo "i più bravi" ma piuttosto i rappresentanti di tutti i ragazzi del quartiere, a sottolineare ancora una volta che la scuola è di tutti.

I SIMBOLI

L'idea centrale del murale è che la cultura non è una cosa morta, ma nasce dalla riflessione sulla vita e produce una vita migliore tornando alla prassi.
Questa idea è espressa dall'immagine di un libro squadernato da cui escono fogli che si spargono sul muro e volano sull'inferriata, che scandiscono gruppi di persone vive, che ritraggono la vita, che analizzano scientificamente la natura, che sono il punto di partenza di altra vita, che sono attraversate dai viventi e dalle immagini del sogno, che infine si ricongiungono in un libro, da cui torna a germogliare la vita.

Sulle pagine del libro aperto, sulla curva all'inizio del muro di recinzione, sono rappresentate le immagini del cosmo, la luna, le costellazioni, il sole, i pianeti; sulle pagine che escono dal libro immagini macroscopiche della natura, uccelli, alberi, fiori, delle manifestazioni sportive, dei tentativi dell'uomo di carpire i segreti della natura per utilizzarli al suo servizio, dagli studi di Leonardo sul volo degli uccelli alle formule chimiche, e immagini fiabesche che alludono al mondo della fantasia (un elfo, personificazione delle forze della natura divenuta immagine di fiaba dopo che la scienza ne aveva dato una spiegazione).

Da una pagina esce un enorme bruco, sul cui corpo sono rappresentate le immagini di animali secondo una successione evoluzionistica, dai nummuliti (fossili preistorici) agli animali attualmente viventi, passando per la rana, il pesce, il dinosauro, che è un po' la risultante della comprensione scientifica della natura. Il bruco perché esso stesso è una specie di sintesi dell'evoluzione, giacché nasce da un uovo, vive come bruco, per trasformarsi in crisalide e poi in farfalla, immagine di ripetute morti e resurrezioni, allusione alle trasformazioni continue dei viventi.

Una interpretazione fantastica della figura del bruco ha fatto aggiungere una serie di piedi umani alla sua immagine serpentina, così come il pesce rappresentato al suo interno ha una mano al posto di una pinna laterale, altra allusione alle trasformazioni evolutive: la fiaba come sguardo fantastico sul reale, come concretezza dell'immaginario.

Sotto i piedi del bruco una serie di fabbriche inquinano l'aria con fumi oscuri: allusioni ai pericoli di uno sviluppo incontrollato del progresso per cui lo scopo della scienza, di utilizzare al servizio dell'uomo le risorse della natura, viene vanificato dal ritorcersi delle distruzioni contro la sopravvivenza dell'uomo stesso.

La corsa degli animali collega il bruco a un foglio dove sono ritratti dei corridori, e dal foglio i corridori escono per correre sulle piste del mondo, corsa piana e ad ostacoli, espansione delle potenzialità fisiche dell'uomo, come la scienza è estensione e sviluppo delle capacità intellettuali. Un corridore è aiutato dalle ali alle spalle e ai piedi, per illustrare la metafora "avere le ali", allusione al sogno di Leonardo, rappresentato poi nella realizzazione ottenuta con l'aliante.

Più avanti, la corsa dei corridori è contrappuntata da una corsa di bambini montati su gusci di spropositate lumache, un'immagine di fiabe nordiche, e un'allusione al carattere fiabesco del gioco.

L'immagine di un saltatore con l'asta conclude il discorso sul correre-volare-saltare. Gli ultimi corridori diventano nuotatori nelle onde-capelli di un grande volto di donna, allusione alla natura-madre, e ad essi si accompagnano immagini di pesci, nuotare come un pesce, una coda di sirena, diventare pesci, e l'immagine di un pesce con le ali.

Sono impliciti nelle immagini i concetti che le forze primigenie presenti nella natura ridanno vigore all'uomo e che le forze recuperate con l'esercizio dello sport riconciliano con la natura, restituendo all'uomo la libertà degli animali selvatici, di correre, saltare, volare, nuotare senza recinti né confini.

Il volto, grande quanto tutta l'altezza del muro è per metà bianco-rosa e per metà azzurro, per metà di faccia e per metà di profilo, simbolo de giorno e della notte, con allusione alla malinconia della luna.

A destra le onde di capelli sono tinte di toni di verdi e celeste e intrecciati con un grande ballo di bambini e personaggi fiabeschi e atleti. C'è un bambino a cavallo di una cicogna, c'è un cavallo alato, un menestrello, una fata, cappuccetto rosso ormai già quasi donna, al suono di una orchestrina di gnomi che suonano l'arpa con i fili di una ragnatela, le maracas con le zucche, e i bonghi sui tronchi cavi: allusione alla musica dell'universo.

Il balletto esuberante attraversa le ultime pagine volanti e scompare dietro alcuni fogli che formano una mano che porge un libro in cui si suppone che tutto questo sia racchiuso. Perciò dalle pagine, dal cuore del libro germoglia una tenera piantina, proprio affianco all'ingresso della scuola, mentre dall'altro lato del cancello una folla di ragazzi attende-accetta il messaggio e lo vivrà riscrivendolo a sua volta.

Lo sviluppo del murale è di circa trecento metri quadrati: è stato realizzato in una settimana di lavoro, da sabato 20 settembre a sabato 5 ottobre, da un centinaio di alunni della III scuola media statale "Virgilio" e dal GRIDAS.

Tutti gli abitanti del quartiere che si sono trovati a passare si sono complimentati con noi e dichiarati entusiasti, meno uno.


Il GRIDAS (gruppo risveglio dal sonno) è un'associazione culturale viva da quattro anni a Napoli, con sede al centro sociale Ina Casa, via Monte Rosa 90/b, dove si riunisce il martedì e il venerdì pomeriggio dalle 18:30 alle 20:30.
Ha realizzato ormai una trentina di murales in giro per la Campania, ma svolge anche altre attività che mirano a fornire occasioni all'esercizio della fantasa e della creatività e a fare controinformazione per una crescita della coscienza e un recupero dei valori umani.


Il GRIDAS

5 ottobre 1985