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La civiltà del Mediterraneo

24 - 31 ottobre 1994.
Murales al liceo scientifico “F. Brunelleschi” di Afragola (Napoli).

Vedi anche l'altro mural al Liceo
“Brunelleschi”.


Testo illustrativo




La civiltà del Mediterraneo
Un mural al liceo scientifico "Brunelleschi" di Afragola.



Il tema propostoci era "la civiltà del mediterraneo" e il pensiero andava subito al passato: Creta, micene, la Crecia, Roma, l'Egitto, eccetera, eccetera.

Ma ci sono problemi attuali che mettono in dubbio la sopravvivenza di queste antiche civiltà mediterranee e pongono serie ipoteche sul futuro: la questione palestinese e mediorientale, la guerra nell'ex Jugoslavia, le migrazioni per fame. Come conciliare il tutto?

Si è partiti da un fugace incontro con gli alunni di diverse classi coinvolte nel progetto, cui si è spiegato il senso del fare murales, e si è sollecitata un'elaborazione progettuale.

Non ne è uscito molto: forse è stato troppo fugace l'approccio.

Il muro a disposizione era una fascia di cemento armato lunga cinquanta metri e alta due metri scarsi e si doveva finire entro il 31 Ottobre per non perdere il finanziamento della Regione. E siamo in autunno, che da noi è la stagione delle piogge, per cui si è dovuto spiare il cielo e sbaraccare rapidamente alle prime gocce per evitare di sciupare il lavoro fatto.

Nonostante tutto si è riusciti a finire entro il 31.

Si è partiti da una mappa dell'Europa, con al centro il Mediterraneo, da cui sgorgano onde di mare che percorrono tutto il muro, sinuose, di diverse gradazioni di azzurro, ma anche di verde scuro, il colore del mare dove il fondo è ricoperto da alghe verdissime. Qua e là le onde si increspano a formare volute-cavalloni che vivacizzano il tranquillo ondeggiare delle acque. La storia che si studia a scuola ci fa conoscere il susseguirsi di guerre e spargimenti di sangue e c'era perfino, presso gli antichi, un Dio della guerra. Ecco allora Marte, in alto, con la sua brava armatura e la spada sguainata, ma anche Diana, dea cacciatrice e lunare (la pace?): le braccia e le mani che impugnano l'arco e la freccia circondano un disco bicolore, allusivo all'astro della notte. E, visto che abbiamo accennato agli dei, come prescindere da Giove fulminante? Eccolo allora, sdraiato sulle nuvole a lanciare dall'indice improbabili saette.

Conclude la teoria degli dei antichi un Apollo in volo libero, brandendo una lira, verso il sole.

La teoria degli dei è un'allusione ai miti, arcaica spiegazione dell'ignoto ma pure fomite di poesia e di proiezioni dell'inconscio e di transfert per esorcizzare gli incubi.

Al di sotto delle figure divine il dipanarsi delle antiche civiltà, da quella cretese, una colonna rossa e una figura femminile (il primo topless della storia?) alle piramidi, alle navigazioni commerciali dei Fenici, un capitello eolico, misterioso reperto, al partenone e all'Eretteo, ma anche armate in marcia, brandenti lance e scudi e un accenno alla civiltà pacifica, quella che costruisce il mondo, la coltivazione dei campi: un aratore, col copricapo orientale a turbante, allusione all'origine dell'agricoltura (Ur dei Caldei, do you remember?), uno zappatore, una donna china a piantare o a raccogliere olive. Alcuni alberi simbolo della civiltà e delle colture mediterranee: l'olivo, il fico e, più avanti, una vite ("all'ombra della sua vite e del suo fico", reminiscenza biblica).

Al centro del muro campeggia un grande sole, con raggi ondulati e occhi e denti: allusione ai culti solari che ipotizzavano una personalità dell'astro, ma anche all'inclemenza del solleone (i denti) e, in genere, alla possibilità di un approccio mitico-fiabesco con le grandi potenze della natura.

In corrispondenza della figura del sole le onde del mare cambiano colore per ripartirsi in rettangolini ondulati come i campi coltivai o incolti, guardati dall'alto. Campi di grano, di stoppie, di papaveri, di verdura, appena arati, ecc.

Tra il fico e i campi un grosso cespuglio di ginestra.

A destra della immagine del sole comincia un discorso più vicino a noi e ai nostri guai. Le migrazioni per fame, alla ricerca del lavoro, da sinistra, alla volta delle Americhe, da destra, dall'Albania vecchie bagnarole in precario galleggiamento, stracariche di eterni profughi, e ancora la guerra. Quante guerre ha visto il mediterraneo! da quelle mondiali ai conflitti mediorientali: il ragazetto palestinese che si oppone con la fionda al carro armato-enorme macchina bellica israeliana, una moschea dal minareto spezzato e i palazzi bombardati dell'ex Jugoslavia: la negazione della storia e della civiltà; ma nel cielo compare un arcobaleno, simbolo di pace e di fratellanza fra gli uomini. Fratellanza rappresentata pure in una sorta di sunto del folklore mediterraneo, allusione alla gioia di vivere in pace: un Pulcinella che mangia spaghetti, una ragazza in veste tradizionale (di quale paese?) che agita un tamburello, insieme con un ragazzo palestinese che suona il suo tamburo.

In lontananza si intravedono, qua e là, i colori dei paesini sul mare, con le casette colorate dei colori più incredibili, accesi dal sole, dal rosa al lilla, al bianco, al giallo, l'altra allusione alla vita pacifica dei villaggi dei pescatori.

Si andrà davvero verso questa civiltà, sconfiggendo le minacce di guerra e dissipando l'incombere del volo dei corvi?

È l'interrogativo sospeso sul lento andare del cafone a cavallo di un asino, che campeggia fra un'emigrazione e l'altra. Immagine del duro vivere quotidiano della maggior parte degli abitanti del bacino del Mediterraneo.

È il messaggio affidato alla coscienza dei ragazzi che frequentano la scuola: che il rifletere sulle tante disgrazie passate possa essere di insegnamento a non perpetuarle nel futuro: cernere il meglio delle culture Mediterranee e su questo costruire il nostro domani.

24 - 31 ottobre 1994.

IL GRIDAS.


Spiegazione pubblicata sull'opuscolo dei Docenti di Scienze del Liceo Scientifico Statale "F. Brunelleschi" di Afragola (NA) «8° Seminario di Ecologia - Il Mediterraneo: tra scienza e identità culturale» dell'anno scolastico 1993/94.