Il riciclaggio delle idee
23 marzo - 14 aprile 1992.
Murales alla scuola media “Virgilio I” a Scampìa (Napoli), con i ragazzi di sette classi (le seconde) circa 100 mq.
Alberi animati e allegri, riciclaggio dei materiali di scarto e delle figure e dei colori.
Testo illustrativo
Il riciclaggio delle idee
Murales alla scuola media "Virgilio I"
Nell'ambito dello studio-educazione al riciclaggio dei rifiuti, portato avanti nella scuola media "Virgilio" I contro lo spreco della società consumistica e la dissennata distruzione delle risorse naturali, si è pensato di ricorrere ad una pittura murale per condensare-pubblicizzare il messaggio.
La proposta è venuta dalle insegnanti di sostegno ed è stata poi approvata dal consiglio d'istituto. La scuola aveva vinto il concorso bandito da "Galassia Gutenberg" per il riciclaggio della carta, raccogliendone 35 quintali!
Allo scopo di coinvolgere più alunni si è deciso di far partecipare all'esperienza sette classi, tutte le seconde.
Ai ragazzi, in tre turni, si sono fatte vedere delle diapositive di murales del Gridas, affinché prendessero coscienza di ciò che si può ottenere con la pittura su muro. Le proiezioni non si sono realizzate in condizioni ottimali, per la difficoltà di oscurare opportunamente l'ampio locale dell'auditorium, fornito di grandi finestre con poco funzionali veneziane, per cui le immagini proiettate erano alquanto sbiadite ed evanescenti, ma i ragazzi sono stati molto attenti.
Dopo le proiezioni i ragazzi sono stati invitati a progettare il mural, realizzando disegni o anche fornendo proposte, anche per iscritto: poi il tutto si è coordinato, per quanto possibile, in un disegno unitario, leggibile, adatto alla configurazione del muro.
Il muro scelto, visto che tutte le pareti esterne della scuola sono rivestite di mattonelle smaltate, era quello su due lati contigui del campo sportivo, metà in blocchi di roccia vulcanica, trachite, metà in cemento armato, alto, all'incirca m. 1,60 per una lunghezza complessiva di una cinquantina di metri.
Poi, dato il numero dei ragazzi, ci si è allargati sui muretti esterni, lungo i cancelli di ingresso alla scuola, anche per favorire un impatto più immediato con l’esterno, una sollecitazione, ancorché solo dipinta, a stabilire un dialogo tra scuola e realtà circostante.
Si è pensato di rappresentare degli alberi vivi e l'idea della vitalità è stata affidata alla presenza di occhi intramezzati al verde delle chiome bocche sorridenti, una forma vegetale come una mano, linee ondulate, trascolorare da un verde all'altro, un sole. Poi alcune fiamme si sprigionano dal tronco spezzato di un albero abbattuto, allusione agli incendi provocati dal disboscamento selvaggio, in Amazzonia, ma anche altrove.
Poi c'è la macchina della tecnologia che mangia gli alberi e produce palazzi, automobili, contenitori in serie, detersivi, frigoriferi, televisori alcuni dei simboli della "civiltà" tecnologica. Il mostro ha una testa costellata di costruzioni e gru da cantiere, ha le fauci spalancate, opportunamente munite di lunghi denti, un occhio, l'oblò di una lavatrice, coincidente con un grosso buco nel muro, e una quantità di ruote e rotelle collegate con cinghie di trasmissione, allusione al meccanicismo, all'inesorabile logica della macchina.
Girato l’angolo del muro, una tramoggia, sovrastante un nastro trasportatore sforna i prodotti della civiltà tecnologica: automobili, moto, contenitori di detersivi, televisori, che più avanti diventano-sono rappresentati - come rifiuti-spazzatura malamente contenuta e perciò traboccante dai cassonetti. Le campane di diverso colore per la raccolta differenziata dei rifiuti alludono alla possibilità del riciclaggio, per il momento ancora da avviare nella realtà napoletana, e, a rafforzare il concetto si sono dipinte due grandi mani: il recupero della manualità, dell'intervento dell'uomo per contrastare lo spreco. Appresso alle mani un'allusione alla produttività del riciclaggio una serie di bottiglie e damigiane prodotte col vetro riciclato, la carta, riciclata, e una panchina, improbabile esempio del riciclaggio della plastica (un’utopia?). Più avanti gli alberi che, grazie a questa attività tornano a vivere, di nuovo sorridenti e con gli occhi, danno la mano a bambini in un allegro girotondo su uno sfondo verde: la speranza che le generazioni future sappiano realizzare quello che noi non abbiamo saputo fare.
All'esterno si sono dipinte mani sulla superficie in lamiera dei cancelli a indicare come la scuola voglia accogliere a braccia-mani aperte i ragazzi: su uno dei cancelli le mani sono di colore diverso, per alludere all'integrazione multiculturale che la scuola dovrà affrontare.
Sui muretti, affianco ai cassonetti per la spazzatura veri, si sono dipinte le campane per la raccolta differenziata dei rifiuti, che non esiste ancora a Napoli, un dipinto propiziatorio, nella speranza che ciò che è solo dipinto diventi poi realtà. Più avanti, dalla fermentazione dell'immondizia una fabbrica produce biogas. Animali colorati e fogli di carta con disegni di piante e animali alludono alla riconciliazione con la natura prodotta dallo studio delle potenzialità e dal rispetto delle risorse naturali. E poi scene di vita di animali in via di estinzione o simbolo degli equilibri naturali di un ecosistema funzionante: il rapace e il serpente, un gufo, un cervo.
Conclude le pitture sul muretto un intrecciarsi di onde colorate che si dipartono dal simbolo dello yin-yang, l'eterno contrasto fra la vita e la morte, il maschile e il femminile, il simbolo dell'origine della vita e in sostanza, una rappresentazione della pace: a rafforzare il concetto lo si è dipinto sullo sfondo di un arcobaleno.
Sul muretto in fondo alla strada cieca si è rappresentato uno scenario acquatico: le onde del mare percorse-danzate da una balena, un capodoglio, dei delfini e un pulcinella di mare, e sorvolato da gabbiani; girato l'angolo dei bambini sono intenti alla ripulitura della spiaggia dai rifiuti.
Sul resto del muro si sono delineate figure colorate, forme elementari cerchi, quadrati, triangoli, allusione alle potenzialità della creazione artistica, l'invenzione di forme nuove a partire dal già visto, una sorta di riciclaggio delle idee.
I muretti sono alti circa un metro, per una lunghezza totale di circa un centinaio di metri.
La realizzazione dei murales si è protratta nel tempo un po’ più del previsto perché ci sono stati dei giorni di pioggia e alcuni colori si erano dilavati e si sono dovuti dipingere di nuovo, non avendo fatto in tempo la pittura ad asciugare prima che venisse a piovere.
Il tutto è stato realizzato dal 23 marzo al 14 aprile. Ma si spera che il ricorso alla pittura murale possa essere l'apertura di una prospettiva didattica feconda per i ragazzi, l'indicazione di una possibilità di rivalutazione della pittura come mezzo di comunicazione di messaggi, ecc.
Il messaggio, oltre a quello contenuto nei disegni e che si è cercato di spiegare più sopra per chi non fosse troppo abituato a leggere discorsi fatti solo per figure, è anche un altro: come per ogni mural realizzato con i ragazzi, è quello della riappropriazione della gioia, e della riappropriazione della scuola come di una struttura pubblica: la dipingiamo perché ci appartiene. La scuola è un bene di tutti e i colori vivi vogliono significare che essa non deve essere un posto triste dove "si deve andare" ma un luogo piacevole dove è bello stare perché là, insieme, fabbrichiamo un mondo nuovo, dove i migliori progetti e desideri possano divenire realtà.