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Addio al «pittore matto»

il manifesto, 17 marzo 2004

Lunedì notte è scomparso a Napoli Felice Pignataro
Felice Pignataro è uno dei lettori più accaniti de il manifesto, di quelli che spulciano il giornale dalla prima all'ultima pagina, non lasciandosi sfuggire nemmeno i piccoli trafiletti. Ma Felice è molto di più di un lettore del nostro giornale, Felice è un nostro compagno con cui abbiamo camminato e lottato insieme, e che negli ultimi mesi ci è stato vicino per far nascere la redazione napoletana. Felice Pignataro se ne è andato lunedì notte, con accanto la moglie Mirella che per oltre trent'anni ha vissuto insieme a lui condividendo mille battaglie, e con cui nel 1981 aveva occupato a Scampia il centro sociale Gridas. Un'isola delle culture, un'accademia di belle arti autogestita, dove i ragazzi di Secondigliano imparavano a dipingere e studiare, ad apprezzare musica, teatro, poesia, letteratura. In autunno gli avevamo dedicato una pagina su Alias, definendolo un artista di frontiera per il suo impegno in quel rione di periferia disagiato, che lui odiava sentire etichettato «ghetto del degrado». Felice per la gente del posto era considerato «il pittore matto», ma affetto di quella pazzia positiva e contagiosa che solo i sogni sanno portare. Uno dei tanti, come ci ha raccontato in un'intervista era «pretendere di combattere, con le proposte di una cultura viva, l'incultura dominante e mortifera basata sul culto del denaro su cui prosperano i clan in questo territorio». Di lui ci resta anche una traccia da seguire - attraverso gli oltre 250 murales, che spesso no-profit ha realizzato in Italia e all'estero - per ricordare che le strade, le piazze, sono proprietà privata della comunità e bisogna renderle accoglienti, rispettandole. Sabato alla manifestazione contro la guerra a Roma, uno striscione del Gridas e una banda aprirà lo spezzone napoletano, «questo ci sembra il modo migliore per pensare Felice, che sarebbe venuto con noi», dicono gli amici. A Mirella, ai figli Luca e Martina l'abbraccio del collettivo il manifesto.