immagine
indietro

Interessarsi alla "mbomba" atomica - "Caso" 2

di Francesco Storti

“Arrivato al quadrivio di Arzano, a destra, segui il murale, imbocchi la via che trovi subito dopo, procedi sempre verso destra (lo so che è un controsenso) noi siamo là, di fronte allo stazionamento del 111, in un edificio grigio: non ti puoi sbagliare, anche attorno a questo edificio c’è un murale”.

Queste le indicazioni che dovetti seguire per arrivare la prima volta al centro sociale sede del Gridas.

Un paio di giorni prima, a scuola, avevo sentito parlare di un insegnante di educazione fisica che ormai era sulla bocca di tutti, che discuteva dei problemi della società, della "mbomba atomica".

Incuriosito da questo fantomatico personaggio lo avvicinai e stranamente dialogammo molto apertamente e appunto dopo questa interessante discussione il "professore" mi diede le istruzioni per l'uso per arrivare al centro sociale dove si parlava della "mbomba atomica".

E così è iniziata la mia esperienza con i compax (compagni) del Gridas, il GRIDAS, gruppo risveglio dal sonno, sì proprio quei forsennati capaci di dipingere su tutti i tipi di muro in qualsiasi condizione atmosferica.

Cosa significa per me l'attività di animazione politica col Gridas, per uno dei tanti ragazzi che per come è potrebbe già essere stato "zucato" (succhiato) dalla FGCI o starebbe ancora in mezzo alla strada fino a sera a guardare le macchine che passano?

Credo che in una realtà aberrante come quella che ci circonda, caratterizzata dall'indifferenza nei confronti dei problemi che ormai ci sommergono ogni giorno, a questo intorpidimento sociale ci debba essere una risposta. Stiamo diventando sempre più innaturali, sempre meno interessati e da questo stato di cose esce più forte il potere che quotidianamente ci reprime, ci impone nuovi modelli da rispettare e tramite i suoi potenti canali di assoggettamento ci schiavizza, che nella scuola trova il suo principale mezzo repressivo tramite il quale distrugge le potenzialità creative ed espressive dei nostri bambini propinandogli una scuola antiquata, soffocante, che ha come unico scopo quello di insegnare al bambino la poesia a memoria, le tabelline fino al dieci, l'analisi grammaticale, magari al ragazzo più "intelligente" quella logica: è chiaro che al "mostro-potere" non importa se i maestri insegnino o meno validamente rispettando le esigenze degli alunni, proprio perché una adeguata cultura permetterebbe alla gente di capire da dove provengono i mali e quindi di distruggerli.

A questa semplice analisi del rapporto scuola-potere è indirizzato parte del mio lavoro col Gridas che propone come mezzi espressivi non solo la penna e la carta ma anche strumenti che possono liberare la creatività dell'individuo che forse non è tanto capace di scrivere e di leggere ma è spinto ad utilizzare le sue capacità logiche in modo magari diverso e interessante.

Certo che se non esistesse il monopolio del "mostro-potere" sulla scuola il bambino si avvicinerebbe di più a questa perché invogliato ad imparare le cose in modo diverso e perché no divertente.

Abbiamo proposto nelle varie iniziative fatte (laboratorio della fantasia, murales un po' dappertutto) nuovi mezzi espressivi e i ragazzi hanno potuto prendere confidenza con strumenti educativi inconsueti come il martello, le pinze, i chiodi, il pennello, per costruirsi dei giocattoli e per disegnare e quindi spiegare sui muri ciò che pensano. Hanno imparato da mezzi, ripeto, inconsueti almeno per la maggior parte di loro, come le diapositive, hanno infine "spremuto il cervello" e quindi utilizzato la carta e la penna per scrivere le loro impressioni sul nuovo modo di fare scuola, dove si impara tutti insieme.

La scuola, la cultura, argomenti concatenati: gli scopi del Gridas sono indirizzati a risvegliare principalmente chi vive le disastrose condizioni della periferia, a svegliarsi dal sonno che sembra avere colpito un po' tutti, a farci aprire gli occhi sui fatti che accadono prima nella realtà in cui viviamo e poi nel mondo e quindi a produrre cultura per passare al contrattacco nei confronti del mostro-potere. Questo è il senso delle manifestazioni organizzate da noi sul Nicaragua, sui minatori inglesi, sull'apertheid in Sudafrica e dei murales che sono tra l'altro la nostra fonte prima di sussistenza e la forma espressiva che più amo.

Il Gridas infine è per me il posto dove posso esprimermi più liberamente, dove non ci sono regole dettate dall'alto da rispettare, dove non c'è qualcuno che dica "questo non si può".

E come dice il poeta: "E che un giorno venga la revolution".

Interessarsi alla 'mbomba' atomica - 'Caso' 2