Granelli di sabbia nell'ingranaggio della mondializzazione del profitto
Sono un pittore di murales.
Che senso ha dipingere un muro di un quartiere degradato, in mezzo all’immondizia, che bisogna spalare per poter raggiungere il muro?
Questo non rimedierà al disastro umano, e tuttavia il panorama squallido del quartiere cambierà e l’esplosione di colori su una cortina prima grigia e oppressiva aprirà uno spiraglio su un mondo diverso.
Partecipano all’operazione bambini e adulti, in un disegno comune che è prefigurazione di un mondo migliore.
Se il mondo fa schifo, possiamo almeno immaginarcene uno migliore e rappresentarlo sul muro: un mondo dove tutti abbiano la stessa dignità, dove alla sopraffazione si sostituisca la solidarietà, dove gli incubi e le oppressioni quotidiane sono esorcizzati sotto forma di mostri vinti e abbattuti e la solidarietà e la fratellanza siano per una volta vincenti.
È un’utopia, sì, ma non l’irrealizzabilità di un sogno, l’evasione dalla realtà, ma invece la concretizzazione di un sogno collettivo che diventa l’inizio di una nuova realtà.
Una prospettiva stabilmente rappresentata in figure e perciò più durevole delle immagini effimere della persuasione televisiva, con cui confrontarsi quotidianamente per verificare se si sta andando nella direzione giusta.
Il mondo vincente si impone con le politiche imposte dal Fondo Monetario internazionale, o, in alternativa, con i bombardamenti e le distruzioni, la soppressione di chi non ci sta, realizzata dalle guerre “umanitarie” che ammazzano oppressi ed oppressori e rendono la vita più difficile per tutti seminando morte e distruzione.
Ecco allora sul muro le vittime e gli oppressori che si danno la mano per ballare insieme.
Quello che non riusciamo a fare nella realtà lo rappresentiamo sul muro in modo che tutti vedano in che cosa crediamo, a che cosa aspiriamo: una possibile soluzione.
L’operazione è gratuita, mentre si vendono quadri per decine di miliardi: il mercato dell’arte, l’arte contro il mercato.
Nella vita ci sono molte mansioni. C’è chi è più bravo a parlare, chi sa ben lavorare con le mani, chi produce oggetti necessari per sé e per gli altri, chi inventa, chi fa musica, chi dipinge. Se tutti avessero la stessa dignità tutti potrebbero vivere meglio, senza gerarchie e senza discriminazioni…
A dipingere ci si sporca, ci si colora. I colori del mondo, spalmati sui muri, cadono anche su chi li spalma e li maneggia. Non si distingue troppo l’autore dalla sua opera e non è più importante la firma: il dipinto sul muro appartiene a tutti, è di tutti.
Ha a che vedere questo con la camorra, col malgoverno, con la lotta per un mondo più giusto, contro chi capisce solo la violenza fisica e la violenza psicologica?
Le pistole non sono colorate: alla morte e alla distruzione si addice il nero e il grigio.
Nei colori dell’arcobaleno il nero e il grigio non ci sono. Perciò dipingiamo arcobaleni. Nella presunzione che chi conosce solo il grigio cominci a vergognarsi della sua limitatezza.
Restituire all’amore il diritto di imporsi sulle logiche di morte e distruzione, esplodendo nei suoi colori, un’intera gamma di colori, tanti quanti ce ne sono nella vita.
Il verde dei prati, il marrone della terra arata di fresco, i fiori blu e rossi e gialli, il bianco, il nero, il rosso, il giallo, il blu…Sono i colori dei popoli del mondo: africani, estremorientali, pellerossa, sahrawi…
Granelli di sabbia nell’ingranaggio del mondo “globalizzato” dall’economia, ossia il culto del denaro…
Riusciranno i granelli di sabbia a inceppare l’ingranaggio?
Confidiamo che sia possibile, e, insieme con quanti non si arrendono e continuano a lottare, a resistere, ad affermare che ci sono cose che non sono quantificabili in termini di denaro, e sono proprio quelle che danno un senso alla vita, proponiamo a noi stessi per averli sempre più chiari e a tutti perché ci ragionino sopra, le immagini di un mondo migliore.
Un pennello non può cambiare il mondo, ma può essere enormemente più efficace di una pistola.
Alla logica di morte sostituiamo la logica, l’illogicità dell’amore. E stiamo a vedere che cosa ne verrà fuori.
Anche se i poteri non si sentiranno scalfiti avremo espresso l’inestimabile valore di una testimonianza.
Felice Pignataro