Genova 2001: i volti del movimento
Il libro Genova 2001: i volti del movimento, sugli eventi del g8 (edito da Re Nudo nel luglio 2002) contiene un testo di Felice Pignataro e due foto scattate da Matteo Fontana durante la realizzazione del mural di Punta Vagno.
Questo l'intervento di Felice riportato nel libro:
... Ma la speranza c'è
Fra le cose accadute a Genova nel corso del G8 come l'enorme lavoro teorico del Genoa social forum, i dibattiti, l'inutilità del "vertice", etc., cose poi oscurate dall'attenzione rivolta alle inaudite e feroci repressioni, c'è stata pure la realizzazione, a Punta Vagno, di un paio di murales dipinti dal GRIDAS di Napoli con una dozzina di ragazzi dell'accademia ligustica di belle arti.
Lo scopo era quello di sintetizzare in maniera comprensibile a tutti i contenuti della manifestazione del G8, e di far durare tale comunicazione nel corso del tempo anche a G8 concluso.
I murales coprono una superfice di più di cento metri quadrati. Il primo è sul muro collocato lungo la rampa di accesso alla terrazza più alta e rappresenta la situazione reale del mondo "globalizzato": ci sono le persone che comandano realmente sui destini degli abitanti del pianeta ovvero quelle che hanno in mano il potere economico. Sono rappresentate da un mostro a tre teste: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio, tre teste di porco, fameliche, dall'aspetto piuttosto camorristico.
Segue l'immagine riassuntiva del potere capitalistico, un grasso signore che divora le risorse del pianeta sbavando sangue (la sua vera natura è sottolineata da un avvoltoio, in alto). Le ricchezze del mondo, frutti, petrolio, foreste, vengono trasportate nella sua bocca da un nastro trasportatore nei cui meccanismi compaiono i nomi di alcune multinazionali del crimine, in rappresentanza di tutte la Nestlè, la Monsanto, la Del Monte, la Benetton, etc.
Segue una famiglia campesina, a rappresentare tutti coloro che sono stati impoveriti dalle politiche di rapina dei suddetti, e, alle loro spalle, il deserto, conseguenza della desertificazione del pianeta prodotta non solo dallo sfruttamento scriteriato e senza futuro delle risorse, ma anche dalle guerre e dagli embarghi.
Ecco dunque una montagna di teschi prodotti dai bombardamenti e dalle distruzioni, teschi che si mescolano agli scheletri degli animali morti nel deserto.
In seguito compaiono le immagini dei "magnifici otto", sorta di ectoplasmi che emergono dalle nebbie a mostrare così l'illusione di chi crede di avere il potere quando invece il potere è altrove.
Dopo queste immagini compare la scritta "... Ma la speranza c'è!" su cui vediamo una piccola farfalla che, cresciuta
gradatamente, sorvola all'inizio del murales un globo terracqueo circondato da una serie di figure umane dai colori dell'arcobaleno poste fra i fiori e un sole sorridente: l'immagine dell' "altro mondo possibile" che il popolo di Porto Alegre sta cercando di costruire...
L'altro murales, collocato sulla parete sotto la strada di Corso Italia, è più piccolo, ed è un'altra immagine dello sfruttamento capitalista: vi è rappresentata una mano sul cui polso campeggiano otto polsini decorati con le bandiere degli "Otto Grandi" che fuoriesce da un sole/dollaro, il culto del denaro e del profitto a tutti i costi, e comprime il globo terrestre sopra una tramoggia facendovi traboccare denari.
La pressione del globo è accompagnata dalla fuoriuscita di sangue e ossa, a sottolineare come non si tratti affatto di un'operazione indolore per tutti.
Le rifiniture dei murales sono state realizzate durante il macello di sabato 21, sotto una pioggia di lacrimogeni lanciati dalla terrazza superiore alla spiaggia in modo tale che fossero sotterrati o immersi nel mare, ma, in mezzo a quel delirio, si è accostato a noi un ragazzo francese che ha accompagnato la nostra pittura suonando il flauto, convincendoci ancor di più del fatto che c'è ancora speranza.
Napoli, 10 agosto 2001.
Felice Pignataro
responsabile del GRIDAS
Gruppo Risveglio dal Sonno, Napoli.
P.S.
I murales sono stati accompagnati da otto maschere di poliuretano espanso, identificabili con le otto rispettive bandiere, che hanno sfilato allegramente in corteo giovedì 19 (le fotografie sono state pubblicate anche su Il Manifesto di lunedì 23 luglio 2001) e sono poi state recuperate dalla scuola Pertini e portate in corteo dalla nostra macchina al suono di un tamburo rullante: per una volta i carabinieri, invece di picchiare, hanno sorriso!