La storia di questo libro
Caro lettore,
questo libro cercava un editore da circa trent'anni.
Ha fatto più volte il giro d'Italia, nella vana ricerca di qualcuno disposto ad interessarsene e a pubblicarlo.
Chi non aveva capito di che cosa si trattasse, chi non aveva la collana adatta, chi ne era entusiasta, ma poi misteriosamente il suo entusiasmo svaniva come per incanto e non se ne faceva niente, col solito seguito di entusiasmi e delusioni.
Non è nato per ambizioni letterarie: il primo racconto, "Il bruco Ferdinando e la farfalla Esculapia", nacque quasi per gioco, per aiutare una bambina, Gaetana 'patacca', a svolgere uno di quei compiti assurdi che le venivano assegnati "per le vacanze": inventa una storia, lei che si esprimeva molto meglio in napoletano che in italiano, una lingua carica della ricchezza della sua vita, non una lingua "scolastica" e quindi asettica e senza calore.
Poi, come viene spiegato appresso, si cominciò a dettare delle storie inventandole un pezzo per volta, per abituare i più piccoli a tenere la penna in mano e riconciliarli con un testo scritto, che non fosse di gratuita fantasia ma si ispirasse almeno ad alcune cose, alcuni ambienti a loro familiari.
Così i racconti si sono moltiplicati e ci è venuto in mente di stamparli, affinché almeno un libro lo avessero visto nascere e si demolisse la diffidenza o l'estraneità al libro stampato: quello doveva essere il loro libro, scritto per loro e nato in mezzo a loro nell'ammuina della Scuola 128.
Ignoravamo le difficoltà e la logica degli editori...
Ora fortunosamente le edizioni Qualevita sono entusiaste di pubblicarlo, e questo ci fa un enorme piacere, anche se non sappiamo da dove dovrebbero uscire i soldi per le spese di stampa...
I nostri ragazzi sono ormai padri e madri di famiglia, e anche noi siamo cresciuti: non ci chiamiamo più Scuola 128, ma GRIDAS oppure Casa delle Culture "Nuvola Rossa". Abbiamo la nostra sede a Scampìa, periferia nord di Napoli, dove ci siamo trasferiti nel 1969 per seguire i nostri ragazzi, quando i baraccati del Campo Arar, come molti altri disperati, occuparono le case dell'ISES.
Abbiamo ormai parecchi dubbi sulla reale esistenza della Terza Persona di cui si parla nelle prime righe dell'introduzione.
Riteniamo però che costituisca una bruciante testimonianza di vita e di amore e come tale vorremmo che fosse considerato. Speriamo che ti piaccia come è piaciuto ai nostri ragazzi. Buona lettura!
Napoli, ottobre 2001.