Chiesa della Resurrezione
10 - 30 marzo 1994.
Mosaici sulla facciata della Chiesa della Resurrezione a Scampìa (Napoli).
Il pavone, i pani e i pesci, la lucerna, il tempo. Testo illustrativo.
15 e 20 - 24 aprile 1998.
Restauro dei mosaici alla Chiesa della Resurrezione a Scampìa.
15 - 18 giugno 1999.
Restauro mosaico (pavone) alla Chiesa della Resurrezione.
Vedi anche in pubblicazioni.
Testo illustrativo
Il mosaico sulla facciata della Chiesa della Resurrezione, in una ventina di giorni di lavoro si è finalmente realizzato, in occasione del venticinquennale della Parrocchia, e in coincidenza con la celebrazione della Pasqua 1994.
Poiché non a tutti è chiaro il senso dei simboli, è forse utile riprendere qui le idee del progetto e spiegare a tutti di che si tratta, anche perché alle proposte originarie si sono aggiunti altri significati, in corso d'opera, che è opportuno spiegare, in maniera che tutti ne abbiano coscienza.
Il mosaico è stato realizzato incollando sul muro grigiastro frammenti di mattonelle, specchi e altri materiali luccicanti alla maniera inventata dall'architetto catalano Antoni Gaudì, morto nel 1906, nelle sue opere al Parco Guell, alla villa El Capricho, e sulle guglie della chiesa incompiuta della Sagrada Familia, a Barcellona.
Le mattonelle sono state portate dai fedeli e qui si è realizzata una ulteriore applicazione del vangelo: "La pietra scartata dai costruttori è diventata pietra angolare", in aggiunta al senso progettuale che le mattonelle portate da ognuno e spaccate ("se il grano non muore"...) e assemblate con altre sulla parete, rappresentassero ciascuno sul muro, come nelle antiche cattedrali, dove gli scalpellini "firmavano" le pietre che avevano lavorato: ogni pietra un uomo e viceversa: la Chiesa è fatta di uomini, non di fredde pietre.
I simboli.
C'è una grande A, a sinistra, che è un'alfa maiuscola, prima lettera dell'alfabeto greco, che corrisponde all'estremità a destra a un'Omega, maiuscola, ultima lettera dell'alfabeto greco, allusione al Cristo, Alfa e Omega, inizio e fine di tutto, riassunto della vicenda umana.
C'è la composizione di cinque pani, in una sporta, e due pesci. È la memoria del racconto evangelico della “moltiplicazione dei pani e dei pesci”, che sta a significare che il messaggio che ci viene da questo racconto è la condivisione come testimonianza di amore. Tra fratelli ci si divide ciò che si ha da mangiare e non può essere che ci sia chi si abboffa e chi muore di fame, come invece avviene nel mondo. E nella condivisione si verifica la fratellanza.
Più avanti c'è un enorme pavone, otto metri per tre, che simboleggia la resurrezione, cui è intitolata la chiesa.
Nelle catacombe, nei luoghi di preghiera dei primi cristiani, era rappresentato il pavone, simbolo della resurrezione, perché era l’uccello più colorato che si potesse trovare e divenne l'immagine concreta di un uccello mitico, l'araba fenice, di cui si diceva che risorgesse dalle sue ceneri e perciò fu assunto a simbolo della resurrezione: l'amore è più forte della morte.
Ad arricchirne il significato si è realizzata l'immagine della coda del pavone con tanti cerchi dai colori cangianti, collegati da linee curve, barbe di penne, azzurre, verdi e blu. Fra i vari occhi un simbolo della pace ma anche il simbolo del Gridas, metà teschio, metà pagliaccia, la sintesi della scelta fra il sonno della coscienza e la gioia di vivere.
Segue una lucerna (un antico lume ad olio) a tre fiamme. Due sono splendenti e luccicanti, una è stentata e fa fumo. Il numero tre è un'allusione alla Trinità.
La lucerna compare in parecchi racconti evangelici: la parabola delle dieci vergini, la fiaccola sotto il moggio, il lucignolo fumigante... la luce splendente allude alla necessità di capire, di farsi illuminare, ma anche alla responsabilità di chi ha capito, di spiegare agli altri, di farsi diffusore di luce e coscienza. "Non si accende la lucerna per nasconderla nell'armadio, ma per appenderla in alto per illuminare chiunque entri nella casa" diceva il Falegname. Ma la fiamma va alimentata con l'olio dell'impegno costante, così che il trascorrere della storia non ci colga impreparati (le cinque vergini che avevano dimenticato di portare l'olio con le lampade e all'arrivo dello sposo si trovarono all'oscuro). "Non spegnerò il lucignolo fumigante ne spezzerò la canna fessa"... Una allusione a una generosa misericordia: il Dio cristiano non è un giudice inesorabile e crudele ma invece una persona compassionevole che sa riconoscere dove soffia lo Spirito, anche dove è offuscato dal fumo e dalla nebbia e, invece che condannare e spegnere, piuttosto recupera chi ha avviato un cammino a una vita più piena.
Nel tondo dell'omega c'è un orologio. Il quadrante è ripartito in diagonale in due metà. In quella bianca campeggia un sole giallo, in quella grigia una luna verde. Entrambi hanno un occhio e un naso e una bocca sorridente e sono collegati da linee di specchi e raggi. È un'allusione al trascorrere del tempo. Un tempo, che è la nostra vita, da non lasciar passare inutilmente, ma da '"salvare", da redimere: redenzione della quotidianità.
Il tempo è legato all'alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni; è un percorso cosmico che abbraccia tutto il mondo, gli astri, le stelle, cui alludono le mattonelle dorate, a segnare le ore e gli specchi. Lo specchio come allusione al doppio, come "non immagine" che riflette l'altro da sé, lo specchio del tempo, il riconoscersi nel tempo che passa, l'interpellanza del trascorrere del tempo. Le differenze, anche sessuali, da ricondurre ad unità: il sole, principio maschile, la luna, principio femminile (nella nostra cultura: in sudamerica il sole è femminile: la sole) lo ying e lo yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, eccetera, eccetera.
Le lancette dell'orologio, una rossa per le ore, una nera per i minuti, percorreranno perennemente questo universo ricordandoci di non dimenticare di lottare per la salvezza dell'universo.
Il mosaico, nel quale, alle mattonelle portate da tanti si sono aggiunti frammenti di specchi, vetri colorati, campionari di mattonelle recuperati in vari depositi, cambia aspetto a seconda dell'ora del giorno e della notte e dell'incidenza della luce, naturale o artificiale, rendendo così più viva la facciata: una chiesa fatta di pietra viva, non un monumento funebre.
Restavano le grate, in rete metallica, sui finestroni trapezi, dipinte in giallo e orribili.
Si sono dipinte in grigio, approssimativamente il colore delle pareti, per nasconderle, ma si sono lasciati alcuni tondi in giallo, così sono diventate un elemento decorativo. Nella prima finestra a sinistra il giallo di fondo è stato lasciato riemergere opportunamente a formare la parola "shalom", pace, in caratteri ebraici. La pace, che è volontà di amore, non mettere a tacere i conflitti, ma lottare per risolverli: la pace che è la salvezza da conquistare, con riferimento ai tanti focolai di guerra del mondo attuale, fra gli altri in Medio Oriente, dove i caratteri ebraici hanno istituzionalmente tutt'altro significato che di messaggio di pace. Una memoria, pure, di trascorse vicende, la storia, in cui poca è stata la pace e tanti i disastri e le guerre... Ma i cristiani sono tali se sono uomini di pace, messaggeri di amore. Questa sia la nostra Pasqua.
Felice Pignataro, Napoli, 1 aprile 1994