indietro

La voce

Peppino aveva una bicicletta rossa e blu, alta quanto lui. L'aveva da un anno e ci andava sempre sopra, in giro per il quartiere. Non era una cosa facile, perché il terreno non era piano ma c'erano molte montagnole di terra e molti fossi.
Peppino aveva paura di cadere. Qualche volta Peppino prendeva tutto il coraggio che aveva e correva  a tutta velocità sul terreno. Qualche volta cadeva  e si ammaccava un ginocchio o un braccio o tutti e due.
Un giorno Peppino salì sulla bicicletta e si mise a pedalare con tutta la forza in mezzo al terreno. sudava come una spugna, ma continuava a pedalare a tutta forza, finché andò a finire in un grande fosso e là rimase. Cominciò a vedere le stelle e poi gli comparvero tante strane visioni. Gli sembrava che tutti i palazzi girassero intorno a lui e che il cielo diventasse di tutti i colori e poi si mise a sognare. Gli sembrò di arrivare sulla luna. Era tutto bianco, il terreno, le montagne e l'aria. Peppino cominciò a sentirsi male perché stava in un posto così curioso e così diverso dalla terra, a cui era abituato. Dopo un poco cominciò a sentire una voce che gli parlava.
"Che cosa fai sdraiato là nell'erba?" diceva la voce. Peppino non sapeva rispondere e restava là a guardare in cielo come un babbeo. La voce allora riprese: "Ti piace il mio cielo? Ci sono voluti tanti anni per farlo!".
Peppino non parlava ancora, stava sempre steso là, ma adesso guardava quattro fili d'erba che prima gli facevano il solletico nell'orecchio.
"Ti piacciono le piante? Ci sono voluti tanti anni per farle!".
Peppino stava sempre zitto e adesso guardava la luna.
"Ti piacciono le stelle? Ci ho messo tanti anni a farle!". Peppino adesso guardava le case sinistrate tutto attorno e finalmente parlò per domandare se anche quelle case non erano dovute a Lui.
"Io ho fatto l'uomo, disse, ma poi s'è guastato per via e questo è il risultato!".
Peppino finalmente si alzò, si caricò la bicicletta sulle spalle e se ne tornò a casa zoppicando.


Scuola 128, 12-16 gennaio 1970.